Home | Storia | Mappa| Foto | Foto dal Mondo | Foto Buffe | Links |  

  .:La Lingua:.

    Dizionario

    Paranomi

    Proverbi

    Detti su Papanice


  .:Servizi:.

    Autocertificazione

    Papanice Mail

    Convertitore Euro

    Buon Umore

    Giochi

    Galleria GIF


  .:Visita:.

AVIS di Badolato


  .:Visita:.

Il sito della Consulta Giovanile


  .:Visitatori:.

  .:Papanice:.

 

FONDAZIONE E VITA DI PAPANICE

Eravamo nel difficile periodo che va sotto il nome di "minaccia mongolica o conquista ottomana".

Già i Turchi, sin dal 1299-1326, erano dilagati in tutta la penisola Balcanica conquistando l'Asia Minore, sotto la guida di Osman od Othman. Più tardi, sotto il comando di Murad I, riprendevano le loro azioni di guerra ancora più minacciose e, toccando la zona al di qua dei Dardanelli, occupavano Gallipoli, Adrianopoli e Filippopoli.

Inutilmente, sì chiese l'intervento del Papa per una necessaria Crociata, giacché questi, occupato in affari più gravi e minacciato da pericoli più seri, non poté aderire. Il solo, effettivo aiuto fu dato dal Conte Verde che riuscì a liberare Gallipoli.

Ma i Turchi non desistettero dalla loro avanzata e, vinta la battaglia di Cossovo (1389), dilagarono in tutta la penisola Balcanica.

Anche se in ritardo, gli occidentali si decisero, alfine, di intervenire; ma venivano sconfitti clamorosamente ed in conseguenza, Bjazet I (1389-1403), ch'era succeduto a Murad I, caduto in battaglia, si decideva ad attaccare Costantinopoli. 

Di fronte alla pressante e paurosa azione di una tale avanzata, sette Famiglie del Negroponte, attuale Isola Eubea, (Calcide), decisero di scappare e riparare sulle coste ioniche Italiane, (1409), guidate e capitanate da un loro cappellano, detto  Papas Niceforo, con Croce alzata. Esse approdavano vicino al Fiume Neto, con le relative famiglie e gente vassalla, per sfuggire, così, al giogo turco.

Da qui, si portavano nella Città di Crotone,  per rendere grazie alla Venerata Immagine della Madonna di Capocolonne, alla quale offrirono doni di ringraziamento e di propiziazione, elargendo molte elemosine ai poveri della Città.

Decise a piantare le tende in queste nostre contrade, dette famiglie si portavano nelle adiacenti colline di Crotone e precisamente in contrada "Cortina", più tardi chiamata "Valle Cortina" che apparteneva al Demanio Regio di Crotone e che, quindi, non faceva parte di alcuna entità feudale baronale, ne' godeva privilegi o immunità.

E' da credere,  che l'antica Croton ellenica, per i tanti relitti venuti su alla luce in ogni tempo, avesse avuto anche qui, le sue diramazioni suburbane.

Era una ridente località, a circa venti minuti di distanza da Crotone, che domina tutta la vallata del Cutrese e dell'Isolitano e sulla quale, all'arrivo delle sette famiglie Eubee, preesistevano poche e misere capanne di fortuna per gente avventizia e raccogliticcia, qui trasferitasi per ragioni di lavoro. Tale terra viene ricordata come "Demanio Regio", dicevamo, unito a quello di Crotone, anche ai tempi di Federico II.

Le sette famiglie presero dimora stabile in detta località, con tutto il loro seguito, costruendovi comode e signorili abitazioni e ben sei Chiese.

Le famiglie qui sistemate si chiamavano: Raimondi, Coco, Grisafo, Peta, Guaranj, Franco e Sculco.

Quest'ultima, era capeggiata da Astamet Sculco, che può ritenersi il Capostipite di famiglia; era seguito anche dai figli Polidoro, Pietro e Costantino. Volendo dare un nome al nascente sobborgo, le sette famiglie furono d'accordo, in segno di devozione, intitolarlo al caro Cappellano "Papas Niceforo", che più tardi, per corruzione, veniva mutato in "Papanice".

Il borgo, man mano, ebbe maggiore incremento, così che in tempi a noi più vicini, contava ben 234 fuochi. Ruggero Normanno regalò il feudo a sua figlia Mobilia.

E' certo che, con strumento del 29 agosto 1447, Re Alfonso d'Aragona lo cedeva a Pietro Sanchez de Oriloa, mentre nel 1446, lo stesso Re lo aveva dichiarato "territorio burgensatico". Col 15 novembre del 1474, la terra veniva venduta da Pietro Sanchez al Tesoriere di Calabria, Venceslao Campitelli per 5330 ducati , il quale Campitelli ne prese possesso l'11 novembre del 1475, per procura al Magnifico Giannotto Constabile e, nel 1480, veniva nuovamente reintegrata al sopra detto Venceslao Campitelli .

Poi, per un certo periodo, la Cronistoria tace delle sue vicende, il che lascia credere che il feudo stesso dovette continuare ad appartenere ai Campitelli, figlio Lorenzo e successivi eredi. Il suo nome riappare nel 1638, sotto il Governo cioè, dei V. Re Spagnuoli.

In tale periodo, il R. Demanio, avendo bisogno di maggiori entrate, decise di porre in vendita il Demanio Regio di Papanice. Vi concorse Cornelio Spinola che offri 174 lire a fuoco, con corresponsione dell'Adoa a benefizio della Reale Corte.

La popolazione di Papanice se ne tenne offese, onde, in conseguenza di un tale provvedimento, il V. Re accolse le querele dei Cittadini del sobborgo, ed emanò il Decreto del 24 agosto del 1638, col quale ordinava che Papanice venisse mantenuta nel Regio Dominio, distaccata dalla Città di Crotone ed amministrata da un Capitano eleggendo.

Tanto si dovette all'intervento di Nicola Maria Franco Senior, che sborsò diecimila ducati a benefizio della R. Corte, pur di ottenere che il Borgo restasse di dominio Regio.

Dopo soli due anni, (1640), il nobile D. Tommaso Sculco, presentava al Re un suo memorandum, col quale faceva presente che la Cittadinanza di Papanice si trovava nella impossibilità di mantenere la posizione di Demanio Reale, poiché era nella impossibilità di sopportare il peso degli interessi conseguenti di 42.250 lire annue.

Fu allora che D. Giovanni Dionisio Suriano, per mezzo del Dott. Giovanni Baracco, presentò alla R. Camera della Sommaria la sua offerta di compra in 72.250 lire, riconfermando che Papanice, per assolvere i debiti contratti, per effetto della sua qualifica di Demanio Regio, doveva necessariamente essere venduta. Il R. Fisco manifestò il suo assenso.

Ancora una volta, però, la Cittadinanza, ritenendo tale gesto un palese inganno, tramato ai danni del buon nome di Papanice  chiedeva al V. Re la riconferma valida del vecchio Decreto del 24 agosto 1638 per il mantenimento del Demanio Regio e, per tanto, dopo una accurata inchiesta, dovuta al Conte Mola, si soprassedette alla tentata vendita.

Trascorsero ancora molti anni, ed il popolo, posto alle strette per il continuo aumentarsi del debito verso lo Stato deliberò,  che Papanice, senza altro indugio, venisse venduta al Duca D. Tommaso Sculco e se ne stipulò il relativo atto di vendita per 85.000 lire, alla presenza di D. Filippo Campana, avvocato del R. Fisco

Il Suriano, intanto, che avrebbe preteso che la vendita fosse stata attuata in suo favore, come  primo degli offerenti, sfogò il suo odio contro le migliori e maggiori famiglie di Papanice, che, indirettamente o direttamente, avevano favorito la vendita allo Sculco.

E fu tale e cosi feroce tale sua odiosità, da costringere alcune di esse a trasferirsi altrove, come avvenne per le famiglie Guaranj, Raimondi, e Franco, passate  in quel di Cutro, la farniglia Peta ad Isola Capo Rizzuto, la Coco ad Umbriatico, e quella di Crisafo a Rossano.

Così, la famiglia Sculco divenne feudataria assoluta di Papanice, (1665) e fu tanto temuta e rispettata da creare il motto popolare:

" Guai a Papanice,  si Sculco vò pagatu! "

NeI 1741, il Governatore di Crotone chiedeva ed otteneva il legale possesso di Papanice, mentre la Famiglia Sculco passava a Crotone ed il 17 dicembre del 1735, otteneva di essere ritenuta aggregata al Sedile dei Nobili di S. Dionigi in Crotone.

Con l'abolizione della feudalità, avvenuta il 2 agosto del 1806, Papanice veniva definitivamente aggregata alla Città di Crotone.

Poi. corsero per quella buona gente tempi assai calamitosi, dovuti, in gran parte, all'infestare nella zona di molti briganti...

Nel 1808, infatti, veniva ucciso a colpi di pugnale  sulla pubblica piazza, l'arciprete del luogo D. Giovanni Fullone e, nel 1876, veniva ancora ucciso da Antonio Foresta, a colpi di bastone l'Arciprete D. Giovanni Pignanelli. Nel 1783, il sobborgo contava 348 fuochi e nel 1847, Papanice Contava 538 abitanti, e ne era Arciprete, con bilaterale incarico, anche per la Chiesa di Apriglianello, l'Arciprete D. Antonio Pedace di 72 anni.

Il brigantaggio politico del periodo risorgimentale fu fatale per molte famiglie di Papanice, come avvenne per quella del Massaro Nicola Borrelli, e quella di D. Francesco Montalcino, Patrizio di Crotone: il primo dovette pagare il suo riscatto in 2135 lire, ed il secondo dovette subire la depredazione continua nella sua Casa.

Briganti noti, che scorazzavano nel territorio, furono: Siciliani, Gio­vanni Catalano, Vincenzo Scalise, Natale  Lamanna, Pasquale Paconis, Domenico Aiello, Saverio Laratta, Peppantonio Mazzei, Nicola Pricò da Davoli, Nicola Cortese,  Francesco Semina e Francesco Campise.

La strada che congiunge Papanice e Crotone venne costruita nel 1872, e vi si spesero 90.000 lire. Il suo cimitero venne costruito ne1 1873, giacché prima, i morti venivano seppelliti vicino la Chiesa della Pietà e, quando la strada che l'allacciava al paese si rese impraticabile ed intransitabile, la popolazione veniva costretta a portare i suoi morti al Cimitero, ridotto senza muri di protezione, caricandoli sui muli o sugli asini.

Circa la derivazione del nome di Papanice, come abbiamo precedentemente osservato si ritiene ch'esso derivi dal nome del suo Cappellano che qui venne con le prime sette famiglie nobili di Eubea a Fondarla. (Papas Niceforo).

Pure, bisogna andare cauti su certe etimologie, che potrebbero fare incorrere in gravi errori, giacché tale nome di Papanice potrebbe anche avere la sua derivazione da "Nikos", abbreviazione di Nikolaos o dalla parola greca  "Nikes", che significa "Vittoria".

Dal lato archeologico, ricordiamo che frequenti scavi operati a scopo di lucro, vennero eseguiti da Michele Montefusco, Giuseppe Piterà, e Gioacchino Raimondi ed altri ancora, in prossimità degli avanzi del Monastero degli Agostiniani, scoprendovi, quasi sempre, tombe di tufo alla greca, vasi pregevoli, monete, finimenti d'oro, pietre ed anelli incisi, antiche armature, e marmi con iscrizioni greche, che, vandalicamente vennero frantumate dalla incoscienza dei villici.

E' tradizione costante che tale località costituiva la necropoli ufficiale della piccola Colonia di Papanice; ma scavi fortuiti, operati da trattori agricoli nella zona di Valle Cortina, antico sito,  dove si stabilirono le prime sette nobili famiglie provenienti dall'Eubea, posero in luce un grande sepolcreto di stile greco (1958).

Nella stessa zona e nella medesima epoca, fu rinvenuto un vecchio frantoio di pietra.

E' ancora notizia sicura che, nel Gennaio del 1848,  presso i ruderi della Chiesa di S. Nicola, di rito greco, Pantaleone Pedace rinvenne un marmo sepolcrale di nobile ed ignota famiglia privilegiata della Casa Aragonese e che fece parte della Collezione Sculco.

Fino a qualche anno fa, nella Chiesa Parrocchiale, si conservava ancora la Croce di legno, sia pure logora dall'ingiuria del tempo, con l'effige del Redentore, in pittura di stile greco, la quale si faceva risalire proprio alla venuta di Papas Niceforos. Per imperdonabile ignoranza dell'arciprete del tempo, tale relitto, a quanto ci si assicura, venne distrutto e dato alle fiamme, come vecchio legno. Eppure, era tanta parte della storia del Borgo.

Da notizie spulciate nell'Archivio di Casa Sculco, risulta che altro antico cimelio, (e si crede vi sia ancora), era costituito da una pàtera con iscrizione greca ed altro più importante ricordo erano due medaglie in oro, sulle quali erano cesellati il sole e la luna, date da Polidoro Sculco alla Madonna di Capocolonne, tempestate di diamanti e che, pare, poi, vennero vendute dal Procuratore, Arcidiacono De Majda.

Notiamo, per i lettori interessati, il nome di tutti gli Arcipreti che dal 1667 ai più recenti ressero le Chiese del Borgo: D. Nicola Perretti, G. B. Borrelli (Parroco di S. Nicola dei Greci), Antonio Gallopoli, Natale Elia, Marco Antonio Jannone, Giovanni Calen­dini, Domenico Elia, Giovanni Fullone, Domenico De Vennera, G. B. La-piccola, Antonio Pedace (morto il I 859), Gitiseppe Pignatelli,  Raffaele Sisca, P. Giuseppe Gallo.

Circa la cronistoria di quelle Chiese, facciamo tesoro di una relazione del 18 agosto 1711, trovata nell'Archivio Albani. Essa era stata redatta dal vicario Foraneo Franco e firmata anche dall'Arciprete Marcantonio Jannone, Cappellano D. Biase Cimino, e dai Sacerdoti D. Pietro Pazzaeci e D Giuseppe Lauria, col titolo: "Stato della terra e Chiese di Papanice".

Da essa rileviamo che detta terra, che un tempo contava fino a tremila abitanti, nel 1711 si era ridotta appena a trecento, e che tale e tanta era la povertà che l'opprimeva, da avere costretto ben 4 Casate a fuggire e trasferirsi altrove

Lo stato delle Chiese ivi esistenti non era di meglio.

A Papanice si contavano, allora sei chiese, delle quali due Chiese Matrici: una di rito Greco, ed altra di rito latino. La prima intitolata a S. Nicola, era mantenuta dalle famiglie di origine greca. In detta Chiesa; erano molte cappelle gentilizie e, tra esse quella di S. Antonio di Padova, mantenuta da un legato di D. Giuseppe Sculco, il quale in origine era il tantum da lui devoluto all'istituzione di due matrimoni di 50 ducati l'uno, a fanciulle povere del Paese, le quali, ad un certo momento, non intesero più concorrervi.

L'altra Chiesa di rito Latino era intitolata ai SS. Apostoli Pietro e Paolo, rovinata nella copertura.

Seguivano altre chiese che erano:

Chiesa della Concezione:  destinata alla Congregazione dei Fratelli, istituita nel 1693

Chiesa della Pieta': bene arredata, frequentata ed onorata.

Chiesa di S. Rocco: allora ben conservata

Chiesa di S. Salvatore: allora, già distrutta e male andata.

Attualmente le chiese rimaste sono la chiesa della Pietà e la chiesa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo.

Il Santo Patrono del paese è S. Pantaleone.

 

Segue.......(Appena possibile......)

 

 


  .:News:.
  .:Elenco News:.

  .:Comunica:.

    Newsletter

    Papanice Chat

    Papanice Forum

    Segnala il sito


  .:Visita:.

Il sito di Badolato


  .:Visita:.

Symon 77