Melita, laureata in economia, lavora nelle campagne

 

Inserita il 04/04/2005

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Oggi fa caldo, sembra estate. Vien voglia di scendere in spiaggia, mettere i piedi nell’acqua e non pensare a niente. Almeno per un po’. <br>
D’altra parte, si sa: Crotone è fatta così, un giorno sei col cappotto, il giorno dopo devi tirar fuori dall’armadio le maglie di filo e le giacche leggere.
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“Crotone assomiglia tanto a Durazzo”, assicura Melita, allungando una cartolina che ritrae la sua città in un giornata come questa, il sole trionfante sul cielo terso. In effetti, c’è qualcosa di simile: perfetta pianura, lungomare non troppo largo, palazzi non troppo alti. Una bellezza innegabile, che però non colpisce. “Si potrebbe fare un gemellaggio, sarebbe una bella idea”, continua Melita, avvolta nel suo soprabito nero e serio. Lei ha lasciato l’Albania il 17 marzo 1996 per trasferirsi a Papanice, in casa dell’uomo che aveva sposato. Era venerdì. <br>
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E lasciando l’Albania, si è buttata alle spalle una promettente attività politica e il suo incarico di responsabile dell’ufficio amministrativo in una fabbrica di radio e televisori. Da quel venerdì 17, la laurea in Economia per l’industria è rimasta inutilizzata, conservata gelosamente insieme ai documenti importanti. <br>

Il marito di Melita fa il contadino, vende i suoi prodotti al mercato di via Panella: “Io lo aiuto, però la vita di campagna è pesante. Non ci sono orari precisi. Adesso sto cercando un lavoro diverso. Penso di poter fare tutto. E mi accontento. Chiedo soltanto uno stipendio mensile, in modo da affittare una casetta solo per me. Un mio nido”. <br>
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Fin dal suo arrivo nella provincia di Crotone, Melita si è arrangiata facendo la collaboratrice domestica, tuttavia spesso è rimasta vittima del diffuso pregiudizio nei confronti degli albanesi: “In molti pensano che siamo persone cattive, e per questo tentano di provocarci. I primi tempi, ad esempio, quando finivo di pulire le case mi mettevano i soldi per terra. Ricordo che in un’ora solitamente si guadagnavano diecimila lire, invece a me ne davano duemila. Poi è andata meglio. Piano piano imparano a conoscerti e capirti. Ho incontrato anche famiglie gentili. Il fatto è che gli albanesi sono passati dal socialismo alla democrazia in modo repentino, e questo è stato un guaio. Ma siamo un popolo orgoglioso e ricco di storia, lo si vede già nei paesi qui vicino: Carfizzi, Pallagorio, San Nicola”. <br>
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Melita ha portato in Prefettura tutti i documenti necessari per ottenere la cittadinanza italiana, circa tre mesi fa si è iscritta al Centro per l’impiego: “Però l’Italia mi ha deluso. In televisione sembra un posto stupendo. Una favola. Poi vieni di persona e scopri che la cose stanno diversamente”. <br>
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Il ritorno in Albania è un progetto lontano: “Ci penserò più avanti. Mi piacerebbe morire lì. Io amo l’Albania, quando sento qualcuno che ne parla male mi vengono i brividi”.
Adesso c’è altro da fare. Adesso c’è da cominciare una nuova vita: “Ho 55 anni, però sento che qualcosa potrebbe cambiare. Non voglio tanto. Un piccolo lavoro sicuro. E prego sempre. Giorno e notte”.

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Tratto da: Il crotonese


Autore: Fausto

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