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.: DALLA NOSTRA INVIATA IN AUSTRALIA

 

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Nei lunghi mesi trascorsi oltre oceano, le differenze, che ho notato, tra il mondo europeo e quello australiano saltano subito agli occhi sia dal punto di vista geografico e storico che da quello sociale ed economico.
Risultata vincitrice della Borsa di Studio per Assistente di Lingua Italiana in Australia e considerato che questa si doveva svolgere a Melbourne o provincia, anche per via dell’accordo tra la Regione Calabria e la società Co. As. It. (Comitato Assistenza Italiana) di Melbourne, il mio assistentato si è svolto in cinque scuole elementari in provincia di Melbourne, vale a dire Geelong.
Le cinque scuole, le quali erano Highton P. S. , Chilwell P. S., St. Anthony P. S., Holy family P.S. e Holy Spirit Primary School, erano distanti l’una dall’altra. Il mio compito era quello di affiancare le maestre, che sono state tutte d’origini italiane, nell’insegnamento della lingua e della cultura italiana, ma non era a mio carico la diretta responsabilità nel rapporto con gli studenti.
Anche nel campo scolastico le differenze sono enormi. Agli studenti, ognuno col proprio compito, è data la responsabilità del riordino e della cura del materiale della propria classe, mentre le materie scolastiche, e in particolar modo le lingue, vengono acquisite sotto forma di “gioco”.

L’espressività della fantasia, lo sviluppo delle capacità sportive e informatiche, l’educazione e il rispetto verso gli altri sono anche alla base del metodo didattico. In queste scuole ho anche osservato quanto varia e diversa sia la popolazione dell’Australia. Le parti più numerose sono quelle europee e asiatiche, anche se il gruppo dominante resta quello inglese.
L’ondata migratoria europea avvenne nella seconda metà dell’Ottocento, quando furono scoperte le miniere d’oro nello stato del Victoria, dove appunto si trova Melbourne. Ho colto anche l’occasione di visitare uno di questi posti, chiamato Sovreign Hill, in cui è possibile addentrarsi in una miniera, osservare i costumi e la vita dei minieri, aggirarsi per le vie di una città ottocentesca, trovandosi nel bel mezzo di una finta sparatoria, e provare a trovare l’oro in un fiumiciattolo.
La popolazione australiana è solo un terzo di quella italiana, anche se il territorio è ben tre volte più grande dell’Italia. La maggior parte di essa si concentra nelle grandi città, che si estendono su vaste superfici e comprendono quartieri residenziali composti da villette, come avviene in tutti i paesi anglosassoni.

Quasi tutte le grandi città, tra cui Perth, Sydney, Darwin, Adelaide e la stessa Melbourne, come anche Geelong, si trovano sulla fascia costiera, bagnata dall’Oceano Indiano e da quello Pacifico.
All’interno dell’Australia, ci sono piccoli insediamenti, che sono spesso difficilmente raggiungibili, a meno che non venga usato il trasporto aereo. Tra questi paesi centrali è nota la città di Alice Springs. E’ proprio in questo luogo che sono stata affascinata dalla cultura del popolo originario dell’Oceania, ossia gli aborigeni.
Essi, all’arrivo degli europei, erano circa un milione e mezzo, ma la loro razza sta scomparendo sia perché furono decimati dai coloni e sia perchè il loro sistema immunitario non era abituato alle malattie infettive portate dai colonizzatori.
Questi vivono in tribù; il loro sostentamento è rappresentato dalla caccia e dalla raccolta di prodotti spontanee; le loro abitazioni sono capanne semicircolari, praticano riti magici e il loro luogo spirituale è “Uluru”. Si tratta di una grande roccia arenaria, che muta colore a seconda dell’altezza del sole, alta 350 metri, avente 9 km di circonferenza e che si innalza all’improvviso in mezzo a una distesa piatta di sabbia rossa.

Come ho già detto, è un luogo sacro e come tale ci sono regole da rispettare. Una delle quali è evitare di salire fino in cima e di portare a casa pietre o sabbia del luogo, in quanto, come dicono gli aborigeni e come si vede dalle testimonianze scritte, ciò può portare sfortuna e maledizione a chi lo fa.
A primo impatto, gli aborigeni incutono timore per via delle loro brute caratteristiche somatiche, ma rispettando le loro tradizioni e il “Napaci-Napaci”, cioè il “fifty-fifty” inglese, sono molto cordiali e simpatici. Cosicché, mentre nelle coste si ha una continua fascia verde con un clima prevalentemente temperato al Sud e tropicale al Nord, con piogge abbondanti e temperature abbastanza alte, mitigate però dalla presenza dell’oceano, al centro si ha un clima completamente arido, in cui il territorio è inospitale, in quanto è prevalentemente desertico.

E come in tutte le zone prossime al Tropico del Capricorno, le stagioni sono invertite rispetto a quelle del nostro emisfero. In questo modo, dato che sono partita lasciando l’inverno europeo e trovando l’autunno australiano e sono ripartita lasciando l’estate australiana e tornando nell’inverno europeo, posso dire di aver trascorso un sol anno con tre inverni!
Il differente territorio geografico fa sì che ci sia una caratteristica fauna e una particolare flora. E’ per questo motivo che si cerca di proteggere l’isola con severe restrizioni doganali e una numerosa risorsa di parchi naturali e selvatici.


Mi è capitato di osservare in un “Wildlife park” i più tipici e i più caratteristici animali dell’Australia. Due di questi sono marsupiali, ovvero il canguro e il koala. I loro piccoli rimangono nella tasca ventrale fino allo svezzamento completato. Ci sono diversi tipi di canguri, i “saltatori del deserto”. Quelli che ricordo maggiormente sono il “wollaby” di statura piccola, e il “red kangaroo”, che può raggiungere l’altezza di due metri quando si alza su due zampe. Entrambi sono di un morbido pelo marrone, ma ho anche visto un piccolo wollaby bianco. Il canguro non solo è il simbolo per eccezione dell’Australia ma figura anche nello stemma dell’Australia stessa. Ma sono due le cose curiosi su di essi: la prima è che i canguri sono docili e non fanno pugilato, mentre la seconda è che è possibile vederli in un campo da golf, spensierati e intenti a mangiare senza far caso alla partita che è in corso. Infatti vivono liberi, ma riuniti in gruppi di una dozzina di individui, comandati da un grosso maschio adulto.

L’altro marsupiale è il famoso koala. Generalmente di pelo grigio e somigliante ad un orsetto arboricolo. La sua principale attività è dormire per più di 15-18 ore. Difatti e’ più facile vederli rannicchiati tra il ramo e l’albero a sonnecchiare che piuttosto vederli mangiare il loro cibo preferito, ossia fogli di eucalipto. Per via della deforestazione ha rischiato l’estinzione e ora sono gli animali più protetti dell’isola, in cui è anche vietato toccarli. Nella già citata Alice Springs e dintorni è nota la presenza di un poco comune tipo di cane, chiamato “dingo”,. E’ di pelo chiaro, tipico delle zone steppose e predatore di greggi e non di bambini come vuole la storia che mi è stata raccontata. Nel mio ultimo tour, fatto in Tasmania, che è l’isoletta quasi “vicino” Geelong, e facente parte dell’Australia, ho visto il “Tassie devil”, ovvero il famoso diavolo della Tasmania o diavolo orsino. Costui è, invece, un mammifero predatore di medie dimensioni. Si dice che i primi coloni sbarcarono in Tasmania a notte fonda. E mentre si inoltravano nella fitta foresta, videro solo due grandi occhi rossi nell’oscurità e una bocca grande con denti lunghi, dalla quale usciva un forte e pauroso latrato. Non riuscivano a vedere altro, visto che anche il suo pelo nerastro si confondeva con il buio della notte.
Cosicché pensarono che fosse il diavolo, ovvero il Diavolo della Tasmania.

Molti altri sono gli animali australiani, come i rettili e ragni velenosi, coccodrilli e squali, che per mia fortuna non ho avuto il piacere di incontrarli! Fu invece un grandissimo piacere conoscere meglio il popolo del Sud dell’Australia. In quei mesi, a Geelong, ho vissuto in casa di una donna australiana e conoscendo anche i suoi amici australiani e non e facendo un confronto con il popolo italiano, posso schedare il modo di pensare e di vivere la vita. Prima di tutto, gli australiani si possono definire “lazy”, ovvero calmi. Non amano la vita frenetica, ma piace molto la vita semplice e gioiosa. Infatti sono tutti alquanto simpatici, di ottimo umore e fanno sentire l’altro sempre a suo agio. Amano socializzare e approfittare di ogni occasione per mangiare fuori al ristorante o al “cafè”. Il fatto più strabiliante è che la società non limitano la libertà di espressione. Ognuno è libero di vestirsi come gli conviene in qualsiasi situazione e nè si avverte l’ossessione tra le giovani di seguire quel modello di donna, imposto dalla televisione. Nella nostra società italiana, invece, quest’ultimo sta diventando un problema serio e già radicato nelle adolescenti.

Un altro fatto straordinario mi è successo la prima volta andando a fare la spesa al supermercato vicino casa. Dopo aver preso il necessario, mi sono avvicinata alla cassa. La commessa mi ha detto : “How is it going?” (= Come va?) . Era la prima volta che vedevo quella donna, eppure mi ha chiesto come stavo. Per gentilezza, risposi che andava tutto bene. Da allora, ho notato che in qualunque posto dove andavo, dalla banca al piccolo negozietto, tutti mi rivolgevano la stessa domanda e con un bel sorriso.
Molte volte ho comprato non tanto perchè mi piaceva il prodotto, ma quanto per la gentilezza della commessa. Sarò stata sciocca, ma sarebbe peggio invece entrare in un negozio nel nostro paesino o città e uscire senza gradire molto l’acquisto fatto e tornare a casa incupiti come la faccia della stessa commessa che ci ha accolti.
Ci sono molte altre cose positive e suppongo che anche l’Australia abbia i suoi difetti, ma potrei ben dire che se il mondo occupa una parte della medaglia, l’Australia è la parte opposta della stessa medaglia. Ho riscontrato lì proprio l’opposto della società in cui mi sono cresciuta.

Sono tornata e da quella lunga esperienza australiana, è ancora fresca nella mia mente quella vita libera e tranquilla della sua gente cordiale e sorridente, la sua cultura aborigena, quelle diverse sfaccettature ambientali e la ricca flora e fauna.
Perciò sono grata alla mia famiglia e al mio ragazzo che, malvolentieri, hanno accettato la mia decisione di partire, ma senza la Regione Calabria, che ha bandito il Concorso, non avrei potuto proprio conoscere una realtà così diversa e fantastica.


Autore : Simona Scoppa



Ultimo aggiornamento di questa pagina : 29/4/2005



 

 

 

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