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.: C’ERA UNA VOLTA BOB MARLEY

 

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C’era una volta un uomo realmente convinto che con la musica si potessero cambiare le cose, un uomo che pensava che fosse meglio imbracciare una chitarra, invece che un fucile, un uomo che affidava alle parole e ai messaggi quello che altri uomini affidavano alla violenza e al terrore.

C’era una volta un uomo che capì quanto l’erba sacra ti potesse rendere libero e consapevole.

C’era una volta un uomo che decise di stare al fianco dei più deboli per condividerne le sofferenza e le battaglie.


Dal nostro inviato in ETIOPIA:

Robert Nesta Marley, più popolarmente conosciuto come Bob, nasce il 6 Febbraio 1945 sulla costa Nord della Giamaica. Bob è il frutto della breve relazione tra una giovane ragazza di colore e un capitano dell’esercito britannico. Proprio il padre restò sconosciuto a Bob che quando lui morì aveva appena dieci anni.
"Mio padre era un bianco, mia madre nera, io sono in mezzo, io sono niente" - era la sua risposta preferita quando gli domandavano cosa si sentisse - "tutto quello che ho è Jah.”
Alcuni sostengono che per molti anni Marley visse da orfano e che sia proprio questa condizione di vita la chiave principale per riuscire a comprendere una sensibilità poetica fuori del comune messa in luce e nelle interviste, nelle quali il cantante è sempre stato esplicito sulla negatività della sua infanzia,e nei testi delle canzoni.

"Non ho mai avuto padre. Mai conosciuto. Mia madre ha fatto dei sacrifici per farmi studiare. Ma io non ho cultura. Soltanto ispirazione. Se mi avessero educato sarei anche io uno sciocco"."Mio padre era... come quelle storie che si leggono, storie di schiavi: l'uomo bianco che prende la donna nera e la mette incinta"; "Non ho mai avuto un padre e una madre. Sono cresciuto con i ragazzi del ghetto. Non c'erano capi, solo lealtà uno verso l'altro".

In queste poche righe risaltano due concetti fondamentali del “Credo Rasta”: l'odio verso Babilonia, ossia l'inferno in terra, il mondo occidentale bianco, la società oppressiva in contrapposizione con l'Etiopia, terra madre che un giorno accoglierà la gente di Jah, il “Dio rasta” – e l’odio verso la cultura imposta dal regime.
Nonostante pressioni e tentazioni di tutti i generi a cui era continuamente sottoposto, Bob proseguì la sua missione fino alla fine continuando a parlare di Rastafari e del “potere benefico dell’erba sacra”. Fu attivo in diverse parti del mondo, sempre pronto a denunciare le ingiustizie, le sopraffazioni e le enormi iniquità del sistema creato da “Babylon”.

La sue armi erano la musica e le parole attraverso le quali lanciò messaggi di pace, amore e unità. Nel 1978 organizzò il One Love Peace Concert con l’obbiettivo di fare incontrare i leader dei due partiti in lotta nell’isola giamaicana. Nelle strade si combatteva una guerra civile drammatica, e tutto ciò accadeva solo per la politica. L’incontro tra Manley e Seaga avvenne e l’occasione venne colta per gridare basta alla carneficina in atto.


Bob Marley fu proclamato dall’ONU ambasciatore della pace, divenne così un personaggio scomodo per i potenti, subendo anche un attentato che gli procurò una lieve ferita al braccio. Ovunque terrorizzava i benpensanti, i politici, i tutori del cosiddetto ordine e non con la violenza, ma con le parole e le azioni e soprattutto con la sua musica.
L’11 maggio del 1981 morì all’ospedale dei Cedri a Miami a causa di un tumore che non volle curarsi per essere fedele agli insegnamenti del suo credo Ras Tafari.
Bob Marley resta, ancora per molti, l’unico input che ha permesso la diffusione della musica reggae a livello mondiale. Per altri ha rappresentato un simbolo di protesta contro il potere, in tutte le sue forme. I suoi chiari insegnamenti di uguaglianza, di amore, di giustizia così come l’incessante ricerca di se stesso e di Ras Tafari lo fanno considerare l’ultimo grande Profeta del Millennio.
Ed ecco allora duecentomila “fedeli rasta” provenienti da tutto il mondo che hanno invaso l’Etiopia, il primo febbraio, con l’intenzione di celebrare per tutto il mese il sessantesimo anniversario della nascita del loro Profeta Rasta con concerti, feste e svariati riti del culto Ras Tafari, che predica il ritorno degli ex schiavi neri nella loro patria d’origine: l’Africa, attualmente identifica nell’Etiopia. Il ritorno è da compiersi all’insegna dell’uguaglianza, della fratellanza tra gli uomini di ogni colore, del ritmo del reggae e dell’effetto catartico della marijuana, considerata un sacramento fondamentale del culto, con il compito di farci entrare in contatto con il nostro io più interiore e permetterci di conoscerci più profondamente. Il sei febbraio, nel giorno in cui ricorrono i sessanta anni di Bob Marley, le sue spoglie, che oggi giacciono in Giamaica,potrebbero essere trasferite proprio in Etiopia, dove lui avrebbe desiderato essere sepolto.
L’annuncio, dato dalla moglie Rita Marley, ha causato pesanti reazioni e manifestazioni da parte dei Giamaicani che non vogliono sentir parlare di un possibile trasferimento sostenendo che il corpo di Marley deve restare dov’è
“La sua salma non deve andarsene” e a causa di queste proteste il progetto di trasferimento rischierebbe seriamente di saltare. Proprio il sei febbraio si è svolto, nella piazza principale di Addis Abeba, quello che è stato definito un grandissimo concerto-evento in memoria al mito Marley, al quale prenderanno parte tutte le più grandi star arrivate da tutte il mondo a rendere omaggio al defunto cantante.
Oltre al maxi concerto poi, sono stati promossi momenti di riflessione sulla drammatica condizione di vita in Africa e sulle cause che hanno portato a ciò. Sono stati trattati temi quali, primo su tutti, la guerra, la povertà, la fame e sono stati infine raccolti fondi interamente destinati al sud-est asiatico e alle popolazioni colpite e devastate dallo Tsunami. Il sogno di Bob Marley era riuscire a risolvere questi problemi attraverso la musica che unisce e affratella tutti, creando quindi un Africa Unita priva di qualsiasi forma dittatoriale, basata su una società più libera e più equa con maggiori possibilità di migliorare la condizione di vita che risulta essere attualmente critica.


Autore : Mario Lentini



Ultimo aggiornamento di questa pagina : 29/4/2005



 

 

 

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