Nascondevano latitante, scarcerati

 

Inserita il 28/10/2005

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Nessuna misura per marito e moglie che hanno ospitato un presunto affiliato alla cosca Fallace

Nascondevano latitante, scarcerati

Taverniti interrogato dal gip sceglie di non rispondere


PRIMA la latitanza, poi il silenzio. Il trentunenne Francesco Taverniti, presunto affiliato alla cosca Gallace-Novella di Guardavalle, arrestato martedì dai carabinieri, è stato interrogato ieri dal gip distrettuale Barbara Fatale, al cospetto del quale si è presentato accompagnato dagli avvocati Pietro Chiodo e Francesco Severino (in sostituzione di Francesco Loiacono). Pochi minuti appena, nell'aula al quarto piano del nuovo palazzo di giustizia. Giusto il tempo di formalizzare la volontà di avvalersi della facoltà di non rispondere e mettere fine in tal modo all'interrogatorio di garanzia. Pochi minuti, nei quali non è stato possibile sapere neppure un particolare sulla lunga latitanza di Taverniti, sfuggito all'operazione "Mithos" che, nel settembre del 2004, fece finire in carcere 57 presunti affiliati al clan più potente del Basso Ionio catanzarese.

In quell'alba di fine estate, il giovane si era sottratto all'arresto, insieme ad altre undici persone, scomparse dalle abitazioni in cui i carabinieri si erano presentati per notificare l'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Antonio Baudi su sollecitazione del sostituto procuratore della Dda Gerardo Dominijanni. Per mesi ha vagato chissà dove, trovando, infine, un rifugio sicuro a Badolato Marina. A pochi chilometrid al suo paese natale. A poca distanza dal centro nevralgico dell'attività della cosca capeggiata da Vincenzo Gallace e Nunzio Novella. Ad ospitarlo, una famiglia badolatese, composta da padre, madre e tre figli, gli ultimi due non ancora maggiorenni. Una famiglia apparentemente tranquilla e molto conosciuta in paese.

Lui, Raffaele Piperissa, ragioniere di 51 anni, lei, Giuseppina Racheli, parrucchiera di 39. Entrambi accusati di favoreggiamento, per avere aiutato un presunto affiliato ad un'associazione mafiosa a nascondersi. L'uomo martedì è stato arrestato, mentre per la donna era stata decisa la misura degli arresti domiciliari. Ieri mattina, il loro caso è approdato davanti al giudice per le indagini preliminari, chiamato a pronunciarsi sulla misura da applicare. In considerazione dello stato di incensuratezza di entrambi, e accogliendo la richiesta avanzata in tal senso dall'avvocato Salvatore Staiano, il gip Barbara Fatale ha convalidato l'arresto, disponendo la scarcerazione di Piperissa e della moglie.

I due badolatesi, di conseguenza, ieri stesso hanno fatto ritorno nella loro abitazione, mentre Taverniti è rimasto in carcere. Laddove, secondo la Procura distrettuale di Catanzaro, avrebbe dovuto essere fin dal 23 settembre dell'anno scorso.

Il suo nome, infatti, è scritto in quell'ordinanza di custodia cautelare con cui il gip Baudi diede pieno sostegno alle ipotesi del sostituto procuratore Gerardo Dominijanni, secondo il quale il Basso Jonio catanzarese sarebbe stato per anni soggetto allo strapotere della cosca Gallace-Novella. Taverniti, in particolare, deve rispondere delle accuse associazione a delinquere di tipo mafioso, finalizzata al traffico internazionale d'armi da guerra, produzione, traffico e spaccio stupefacenti, estorsioni danneggiamenti, rapine, violazioni in materia d'aggiudicazione d'appalti pubblici.


Chiara Spagnolo

Tratto da: Il Quotidiano


Autore: Fausto

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