BADOLATO, SCARCERATO L'INGEGNERE

 

Inserita il 02/02/2005

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Davanti al gip che lo aveva interrogato subito dopo gli arresti domiciliari ai quali era stato sottoposto nell'ambito dell'inchiesta sul porto di Badolato, l'ingegnere Gianfranco Pietro Gregorace, di 58 anni, di Santa Caterina dello Jonio, aveva preferito tacere, in attesa di prendere visione di tutti gli atti processuali a suo carico.
Per lui, però, hanno parlato e anche a lungo i suoi avvocati; e lo hanno fatto davanti ai giudici del Tribunale del riesame che, ieri mattina, hanno disposto con decorrenza immediata l'annullamento della misura cautelare, restituendo al professionista la libertà di cui era stato privato dal sostituto procuratore Luigi de Magistris.
é stato quest'ultimo, infatti, ad ottenere lo scorso 15 gennaio, dal gip Flavia Costantini, il provvedimento restrittivo con cui era stata disposta anche una misura interdittiva dall'esercizio dell'attività imprenditoriale a carico di Mario Grossi, di 53 anni, di San Felice sul Panaro (Modena), indagato con il primo per truffa aggravata in concorso.
Rimasti coinvolti nelle rispettive vesti di direttore dei lavori e presidente della Salteg, la società impegnata nei lavori - non ancora completati - per la realizzazione dell'approdo turistico denominato "Bocche di Callipari", le posizioni di entrambi gli indagati erano finite al vaglio del magistrato la scorsa estate, in una prima tranche di inchiesta che aveva portato al sequestro preventivo della mega-struttura realizzata privatamente alla foce del fiume Callipari, in uno degli angoli più suggestivi della provincia catanzarese.
Sigilli apposti dai finanzieri del Nucleo provinciale di polizia tributaria, coordinati dal colonnello Pietro Mazzotta, che per mesi erano rimasti con gli occhi puntati sui movimenti dei protagonisti di una vicenda in cui si parla di un finanziamento regionale di oltre un milione e 125 mila euro intascato, illegittimamente, dalla Salteg, non essendo stata l'opera autorizzata e in mancanza degli impegni assunti con l'ente erogatore del contributo.
Un'ipotesi accusatoria contestata vivacemente in sede di Riesame dagli avvocati Nunzio Raimondi e Salvatore Staiano, firmatari del ricorso insieme al collega Armodio Migali, e che tra le altre cose hanno evidenziato come i documenti ritenuti falsi dalla Procura (in particolare i certificati di collaudo) non erano mai stati utilizzati per ottenere l'erogazione del mutuo, e che l'unica erogazione peraltro riguardava una somma pari a circa 500 mila euro avvenuta previa regolare verifica dei lavori effettuati ad opera di un tecnico nominato dalla Regione Calabria.
Una tesi che evidentemente ha convinto i giudici del Riesame, anche se le motivazioni si conosceranno solo tra oggi e domani, in attesa che il prossimo 22 febbraio venga discussa la posizione di Mario Grossi, difeso dagli avvocati Armodio Migali e Titti Nunnari, i quali, soddisfatti dell'esito dell'udienza di ieri, hanno parlato di «passo importante di un lungo cammino che porterà con sicurezza alla completa assoluzione degli indagati ed al recupero di una struttura portuale di rilevante importanza per lo sviluppo turistico del soveratese. L'esito positivo della vicenda - hanno concluso - contribuirà, tra l'altro, a ridare fiducia a coloro che decidono di investire capitali in Calabria e nel Meridione».
Intanto, però, le indagini della Procura continuano e non è escluso che in un prossimo futuro possano portare all'iscrizione di nuovi nomi nel registro degli indagati

Tratto da: Il Quotidiano


Autore: Fausto

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